Eseguo ricerche radiografiche ufficiali e non per la Displasia Congenita dell’Anca da più di trentacinque anni, ne ho eseguite a tutt’oggi qualche migliaio e ne ho operate almeno un migliaio, molti di questi soggetti radiografati e/o operati li ho conosciuti da giovani e li ho ,purtroppo, visti morire da vecchi. Di molti quindi ho visto personalmente i risultati nel tempo (spesso più di 10 anni)di cure, interventi chirurgici più o meno complessi ed anche di nulla. Ritengo pertanto di avere abbastanza esperienza per esprimere la mia opinione. Nonostante le continue ricerche genetiche ormai da quasi quarant’anni la Displasia congenita dell’anca (HD) continua a rappresentare una tremenda angoscia per allevatori e proprietari. Questo perché non è sufficiente accoppiare soggetti esenti per assicurarsi una tranquillità totale , si possono solo ridurre i rischi.
Bisogna però convincersi, aldilà di un certo “terrorismo”che viene perpetrato da alcuni veterinari, che avere un cane displasico non vuol dire avere un soggetto necessariamente handicappato. Le terapie mediche ed ,in certi casi, la chirurgia possono farvi godere appieno il vostro amato animale ed a lui offrire una vita assolutamente normale e piacevole. Prima di tutto ci sono delle considerazioni di razza. La displasia non crea problemi funzionali , a parità di grado di displasia ,nello stesso modo in tutte le razze. Per esempio a pari displasia un pastore tedesco può avere gravi problemi, un Labrador retriever correrà normalmente, un Terranova continuerà a svolgere la sua attività in acqua ecc.
Alcuni soggetti addirittura , pur avendo la displasia di un certo grado , non presentano sintomi evidenti : questi soggetti, nella maggior parte non devono fare nulla. Spesso interventi chirurgici in soggetti asintomatici sono disastrosi e portano handicaps lì dove non venerano. Sembrerebbe, in base a quanto viene fatto e suggerito da alcuni ,che il cane displasico al 90% debba essere soggetto a chirurgia. L’intervento che è più di “tendenza” in questo momento è la Tripla osteotomia del bacino, esso consiste nel sezionare il bacino in tre punti per permettere una rotazione che renda più favorevole l’appoggio della testa del femore. Tale tecnica, che adesso vuole passare come innovativa, in effetti, fu proposta dal Dr. Drapè ( Francia ) negli anni ’80 e poi ripresa dagli americani in tempi più recenti, non è assolutamente adatta a tutti i casi di displasia ma al contrario solo ad un 20-30 % dei casi e comunque ai casi più gravi, a quelli cioè , che non riescono proprio a camminare.
Per i soggetti che non hanno grossi problemi funzionali o che si vuole solo prevenire un’eventuale lussazione è sempre efficacissima la RESEZIONE del MUSCOLO PECTINEO ( PECTINEOTOMIA ) che ha forse l’unico difetto di essere troppo semplice e poco onerosa per il cane e per il padrone tanto da essere “snobbata “ da alcuni che si sentono grandi ortopedici. Personalmente ho effettuato più di 800 interventi di questo tipo in più di trent’anni ed ho avuto modo di seguire buona parte di questi soggetti da giovani fino quando sono invecchiati e personalmente ,non per sentito dire, posso affermare che è risolutiva in più dell’80% dei casi. I cani operati possono muoversi da subito e nel giro di quindici giorni correre e saltare liberamente. Due consigli: specialmente in alcune razze, a 6-7 mesi fate fare un controllo delle anche da un veterinario competente; non costa molto, si fa in sedazione ma è assolutamente utile. Altro consiglio: se avete un soggetto displasico, specialmente da cucciolo, non tenetelo fermo o peggio in gabbia ma fatelo muovere il più , solo così avrà comunque un buono sviluppo muscolare posteriore che gli permetterà di affrontare un futuro!!!